Lo stupro di Lucrezia
Lettura scenica di un poema di William Shakespeare
Traduzione di Gilberto Sacerdoti, adattamento di Daniela Guardamagna
regia di Marcello Cava
con Giulio Scarpati, Galatea Ranzi
Voce narrante Daniela Guardamagna
Musiche dal vivo di Phlox: Tiziana Lo Conte, voce, elettroniche,
Alessandra Ballarini, basso, elettroniche, Gianluca Natanti, elettroniche, oggetti autocostruiti
Canzoni originali da The Rape of Lucrece, Royal Shakespeare Company,
di Feargal Murray e Camile O’Sullivan
Sala Pietro da Cortona – Musei Capitolini
Lo stupro di Lucrezia (The Rape of Lucrece), noto anche con il titolo Lucrezia riservato alle sue prime edizioni, è con il Venus and Adonis (che gode di maggiore notorietà) uno dei due grandi poemetti di Shakespeare. Scritto nel 1594, prima della grande avventura teatrale, è il racconto corrusco ed efficacissimo dello stupro da parte del principe Tarquinio nei confronti della gentildonna romana, bella e virtuosa, che si uccide per lavare la macchia intollerabile alla sua castità di moglie. Il suicidio sarà l’occasione, per il marito Collatino e per il nobile Giunio Bruto (antenato del cesaricida), per far insorgere il popolo di Roma, cacciando per sempre i Tarquini dalla città e instaurando la Repubblica.
Lucrezia è stata tema di decine di dipinti (Tiziano, Guido Reni, Cranach, Botticelli) e di molte opere sia storiche sia poetiche, a partire dall’antichità greca e romana. I primi scritti a lei dedicati sono di Dionigi di Alicarnasso, di Tito Livio e di Ovidio; questi ultimi, in particolare il primo volume di Livio, Ab Urbe condita libri, e i Fasti di Ovidio, erano certamente noti a Shakespeare, che evidentemente ne trasse ispirazione. Così The Legend of Good Women di Chaucer e la Confessio Amantis di Gower.
Pur trattandosi di un importante poemetto shakespeariano, il testo è relativamente poco conosciuto in Italia. La struttura è intensamente teatrale, e infatti Lucrezia è stato messo in scena alcune volte: si ricordano la performance per il festival teatrale shakespeariano a Washington, nel 2007, e quella della Royal Shakespeare Company, nel 2014, che ottennero grande successo. In questo secondo caso i versi recitati dall’unica attrice erano accompagnati da un pianista che sottolineava, dal vivo, i momenti chiave dei disperati monologhi di Lucrezia, l’ansia colpevole di Tarquinio, la collera e il lutto di padre, marito e amici. Daniela Guardamagna
L’evento è stato il risultato, inedito ed in anteprima, di un lavoro di preparazione come laboratorio ed è stato proposto presso la Sala Pietro da Cortona (Pinacoteca del Campidoglio). Musiche originali (sia composte per questa specifica rappresentazione, sia riprese da The Rape of Lucrece a opera della Royal Shakespeare Company, di Feargal Murray e di Camile O’Sullivan) sono state eseguite dal vivo e diffuse insieme alla voci degli attori, sia attraverso un impianto audiofonico tradizionale sia attraverso il sistema di cuffie audioricevente per consentire sia l’ascolto seduti in sala nella formula tradizionale della lettura scenica sia l’ascolto “in piedi” guardando i dipinti della sala e delle sale limitrofe della Pinacoteca.
il 19 dicembre 2016 è stato proposto con GALATEA RANZI e PAOLO MUSIO all’Auditorium dell’Università di “Tor Vergata”
“L’ARGOMENTO”Lucio Tarquinio (soprannominato il Superbo), dopo aver fatto crudelmente assassinare Servio Tullio, ed essendosi impadronito del regno, senza chiedere o attendere i suffragi del popolo, andò ad assediare Ardea, accompagnato dai figli e altri nobili romani. Durante tale assedio, una sera i capi dell’esercito s’incontrarono nella tenda di Sesto Tarquinio, figlio del Re, e nei discorsi dopo cena ciascuno lodò le virtù della propria moglie; tra essi Collatino esaltò l’incomparabile castità di sua moglie Lucrezia. In questo piacevole umore partirono tutti verso Roma, e, intendendo mettere alla prova ciò che ciascuno aveva asserito, soltanto Collatino trovò sua moglie intenta a filare tra le sue ancelle, benché fosse tarda notte; le altre dame vennero tutte trovate intente a ballare e festeggiare, o in altri divertimenti. Di conseguenza i nobili diedero a Collatino la vittoria, e a sua moglie la fama. Sesto Tarquinio, infiammato dalla bellezza di Lucrezia, ma soffocando per il momento la sua passione, tornò con gli altri al campo; ma subito dopo se ne allontanò segretamente, si recò a Collazia e venne regalmente intrattenuto e alloggiato da Lucrezia. La stessa notte si introdusse nella sua stanza, la violentò, e di primo mattino fuggì via. Lucrezia, in questa sventurata situazione, inviò prontamente dei messaggeri, uno a Roma per il padre, un altro al campo per Collatino. Essi vennero, accompagnati da Giunio Bruto e da Publio Valerio; trovando Lucrezia vestita a lutto, domandarono la causa del suo dolore. Ella fece loro giurare di vendicarla; rivelò quindi l’autore e il torto subito, e poi improvvisamente si pugnalò. Al che essi unanimemente giurarono di estirpare tutta l’odiata famiglia dei Tarquini e, portato il corpo morto di Lucrezia a Roma, Bruto fece conoscere al popolo l’artefice del misfatto, con una violenta invettiva contro la tirannia del Re. Il popolo ne fu tanto commosso che unanimemente e per acclamazione generale i Tarquini vennero tutti esiliati, e il governo dello stato passò dai re ai consoli.